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giovedì 19 gennaio 2012

Endstille - "Infektion 1813"

Full-lenght, Season Of Mist, 2011


Devo essere onesto: io gli Endstille non li ho mai digeriti molto, fin dal primo album che ascoltai ("Navigator") li reputai monotoni e tendenzialmente poco ispirati; non ho mai capito chi li definisce "allievi" dei Marduk, piuttosto io penso che siano figli dei Gorgoroth  e in particolare dell'album "Destroyer"; ad ogni modo dopo qualche anno la mia idea fondamentalmente non è cambiata.


Le ultime uscite dei tedeschi sono scaglionate ogni due anni, il precedente "Verführer" era un album pregevole, ma nulla di più, purtroppo non mi sento di dare nemmeno quell'aggettivo al nuovo lavoro. Fin dal primo attacco capisco che il mio giudizio sul gruppo non cambierà molto: "Anomie" infatti è la tipica canzone Endstille-style; c'è da dire che rispetto agli esordi la produzione è decisamente migliorata anche se le chitarre comunque continuano a essere in secondo piano (scelta voluta?), la batteria assolutamente monotona e priva di fantasia, la voce spesso e volentieri sembra non entrarci nulla con il resto mentre il basso tutto sommato è lo strumento che distingue leggermente una canzone dall'altra; questa descrizione potrebbe a mio avviso riassumere cos'è "Infektion 1813" ma continuerò con il track-by-track.

Il secondo pezzo "Trenchgoat" rientra nella descrizione fatta sopra, mentre il terzo "Bloody H (The Hurt-Gene)" sorprendentemente non inizia con blastbeat, ed è caratterizzata da un riff  in stile Black'n'Roll (simile a quelli presenti sui dischi degli ultimi Taake o Carpathian Forest) e da un coro lugubre in voce pulita. La successiva "The Deepest Place on Earth" inizia come midtempo e la presenza di cori come quelli di una parata militare sortisce un buon effetto: successivamente arriva la parte con blastbeat selvaggi e complessivamente  nell'insieme è accettabile; i due episodi appena descritti (e la terzultima "World Aflame") a mio avviso rappresentano quanto di meglio ha da offrire questo platter, anche perché le successive "When Kathaaria Falls" e "Satanarchie" sono in perfetto stile Endstille, con qualche rallentamento qua e la, ma complessivamente anonime. La penultima "Wrecked" ha un riff che mi ricorda non troppo vagamente la celebre "Angel of Death" degli Slayer e infine la chiusura del disco è affidata a "Endstille (Völkerschlächter)", midtempo monotono della durata di 10 minuti e 43 secondi, in cui vengono citati una sfilza di despoti passati e presenti: resistere e non premere il quadratino è veramente difficile.

Dopo quanto scritto è evidente che l'album non mi è piaciuto, probabilmente sono partito prevenuto, però obiettivamente quando ascolto gli album degli Endstille, capisco quello che certa gente percepisce quando ascolta Black Metal, ovvero: rumore, blastbeat a schifo e uno che urla in un microfono; se per dimostrare il contrario dovessi utilizzare "Infektion 1813" penso che avrei perso in partenza, visto che quello che io cerco in un disco Black Metal all'interno del suddetto LP è del tutto latitante. Detto questo, se vi sono piaciuti i precedenti non rimarrete delusi, altrimenti statene alla larga.

Recensione a cura di: Pravus
Voto 50/100


Tracklist:

1.Anomie 03:38
2.Trenchgoat 04:04
3Bloody H (The Hurt-Gene) 03:42
4. The Deepest Place on Earth 05:35
5.When Kathaaria Falls 04:00
6.Satanarchie 03:56
7. World Aflame 04:50
8.Wrecked 05:39
9.Endstille (Völkerschlächter) 10:43

http://www.endstille.com/
http://www.myspace.com/endstilleband