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mercoledì 2 novembre 2011

Nazhand – “Life Ruins”

Full-lenght, Salute Records, 2009

Quando nasce una band in un paese in cui il mondo del Metal non è ampio, la maggior parte delle persone non vi dà il giusto peso, forse per i troppi pregiudizi, per la priorità concessa ad altri progetti nati in nazioni più “famose” o forse per l’eccessiva pigrizia. Io credo che i pregiudizi siano del tutto umani, ma che debbano essere riservati ai giganti già affermati o almeno contenuti, soprattutto nei confronti di questi piccoli astri nascenti come  Nazhand, venuto dal lontano Iran per portarci la sua malinconia personale ormai dal 2004.


State tranquilli, subito nessuno può avere una buona opinione della scena Metal dell’Iran, anche perché è quasi inesistente; il segreto secondo me, come dicevo prima, sta nel contenere qualsiasi tipo di pregiudizio. Infatti, se questo “Life Ruins” viene sentito a mente libera, non si urlerà di certo al capolavoro ma sicuramente terminato l’ascolto si potrà rimanere abbastanza soddisfatti senza troppi sforzi per farselo piacere: i suoni escono molto ruvidi, soprattutto le parti vocali, ma grazie all’aiuto di un po’ di evocativa monotonia nel sottofondo creata dalle rozze chitarre e a qualche nota di tastiera isolata qua e là, il risultato non è eccelso ma neanche da buttare, anzi…

L’intro iniziale è uno scurissimo pezzo Ambient davvero ammirevole, chiamato “Sunset Of Life”; semplice ma diretto, cala l’ascoltatore nell’opprimente notte mediorientale privandolo degli ultimi raggi solari di un tramonto ormai banale e ripetitivo. Finita questa buia presentazione, il disco sembra stonare per colpa di una chitarra ronzante con un pessimo suono, anche se questo breve momento di defaillance scompare dopo il passare del primo minuto, quando la vera ossatura della prima parte di “Life Is Vain” inizia a prendere la sua vera forma, senza inventare assolutamente nulla nel campo del Depressive Black Metal ma lasciando comunque una piccola ferita nell’anima di coloro che apprezzano questo sottogenere: non aspettatevi dunque niente di articolato o una nuova, profetica re-interpretazione del Depressive, ma soltanto un nuovo buon lavoro di inizio carriera molto grezzo e semplicistico. Il potere della semplicità continua a dare i suoi frutti con la successiva seconda parte della traccia precedente e soprattutto con l’avvincente “World Of Akhsheyjs”, forse il capitolo migliore di questo viaggio nella sofferenza. Il vero punto morto del full-lenght è decisamente la penultima “Last Wailing”, veramente noiosa e riempitiva; infine l’outro è nuovamente un piacevole pezzo Ambient che però non riesce a riscuotere il successo di quello in apertura.

Nazhand ha sicuramente ancora molto da imparare, sei anni di attività sono pochi. Riuscire a distinguersi nella massa delle band Depressive non è una cosa facile, soprattutto se si arriva da un paese “sperduto” come l’Iran con una scena Metal pressoché inesistente. Il mondo è pieno di band valide emergenti e ancora da scoprire: se avete pregiudizi nei loro confronti, teneteveli per voi; se siete troppo pigri per andarle a cercare, datevi una mossa! Altrimenti rischierete di perdervi piacevoli sorprese come questo “Life Ruins”, ancora nascoste nell’underground più buio. Unica avvertenza però: questo disco potrà piacere SOLO ED ESCLUSIVAMENTE agli amanti sfegatati del Depressive. Gli altri ne stiano alla larga.

Recensione a cura di: The Wolf Caged
Voto: 63/100


Tracklist:

1. Sunset of Life 04:32 
2. Life is Vain part I 12:41
3. Life is Vain part II 07:45 
4. World of Akhsheyjs 09:45 
5. Last Wailing 09:08
6. Cryptic Ending of the Life 02:52

http://www.myspace.com/nazhandband
http://nazhand.blogfa.com/

(Recensione originariamente scritta per Metal Of Death Webzine)