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giovedì 4 ottobre 2012

Kvlt Of Hiob - “Thy Kingly Mask”

Full-lenght, Blut & Eisen Productions, 2012


Quando voglio dare sfogo al mio desiderio di sentire nella musica un certo “fanatismo religioso” anti-cristiano, nera sacralità rituale o potenti climax di odio liturgico scagliati direttamente contro le porte dei cieli, la cosa più semplice da fare sarebbe mettere su uno qualsiasi dei lavori targati Funeral Mist, che ormai io reputo già dei classici, e attendere che la supplicante voce di Arioch mi trasporti nel pieno della blasfema cerimonia che lui stesso sta tenendo. Oppure mi rivolgo ai Deathspell Omega o agli ultimi Behexen, anche loro sono altrettanto validi. Ma dallo scorso maggio a questa parte, un nuovo moniker si va ad aggiungere alla lista dei celebranti di nere funzioni religiose che destano il mio interesse: i tedeschi Kvlt Of Hiob, di cui il loro esordio di quest’anno “Thy Kingly Mask” verrà preso qui di seguito in attento esame.

Le sorprese (diciamo quelle che arrivano inaspettatamente, non da band affermate da cui non te lo aspetteresti mai) mi fanno molto piacere, soprattutto se portano anche un po’ d’aria fresca in un ambiente rimasto chiuso per decenni: con quest’ultima affermazione non mi sto affatto schierando contro la vecchia scuola, che anzi, amo con tutto me stesso; voglio solo chiarire che ci vogliono entrambe le cose, ovvero sia le radici ben salde al fertile terreno, sia i nuovi frutti dell’abbondante nuovo raccolto, per far si che il vasto mondo del Black Metal continui a girare. Questi giovani tedeschi consistono certamente in una di queste realtà innovative. Già dal nome mi avevano incuriosito: infatti, “Kult Of Hiob” è l’equivalente di “Culto di Giobbe” (“Hiob” è il nome tedesco di “Giobbe”), il celebre personaggio biblico a cui Dio ha revocato la sua protezione, facendogli così infliggere numerose perfidie da parte di Satana in persona, in modo da far capire a quest’ultimo che il patriarca, sorretto dalla fede, non avrebbe comunque bestemmiato nemmeno una volta nonostante l’assenza della mano del suo protettore. Alla fine, come chiunque si sarebbe aspettato, andò proprio così.

Ma, naturalmente, è la musica ciò che mi ha notevolmente colpito: le grida che si ritrovano in “Thy Kingly Mask” ricordano proprio i lamenti e le invocazioni del sofferente personaggio biblico; urla disperate, quasi completamente in clean vocals, ci trascinano nel profondo di templi bui, in cui svariate voci di servitori del male si intrecciano gemendo di dolore, rese ancora più cupe dalla loro naturalezza, in quanto lo scream è lasciato totalmente da parte. Il plurale da me usato non è un caso, perché non sembra esserci una sola persona a “cantare” su questo disco (anche se in realtà è proprio così, ed è Human Antithesis a fare tutto il lavoro), ma almeno tre o quattro, che su un intreccio di chitarre e batterie parecchio instabili, inframmezzato da momenti cupissimi e quasi morti, riescono a ricreare fedelmente quel sentimento “Religious” di cui parlavo prima. Non ci sono vere e proprie highlights da segnalare, questo è un disco da lasciare interamente scorrere e da assorbire tutto intero, come una vera e propria messa sacra; quindi, il vero e proprio segreto innovativo del platter è sicuramente l’ambiente che riesce a ricreare intorno a se mentre sta girando nello stereo. Unico vero difetto forse è dovuto alla durata, solo poco più di quarantadue minuti per dieci tracce: ciò sta a significare che ogni brano (eccetto l’utima bonus-track “The Beholder”) non supera i cinque minuti e mezzo di durata, secondo me un po’ poco per un certo tipo di Black Metal, fatto apposta perchè se ne prolunghi e sviluppi la trama. Inoltre, tre dei pezzi proposti, “Le Moine”, “Ultima Tempestas” e “Conclave Ends” sono degli ottimi intermezzi, ma rimangono pur sempre solo intermezzi, che vista la breve durata dell’insieme, ne annacquano un po’ il contenuto.

Tirando le somme, “Thy Kingly Mask” è sicuramente un buon lavoro che riesce a trasmettere ciò per cui è stato creato, ovvero il richiamo sofferente di una fede fanatica che va oltre la sanità mentale umana. Quindi avverto i lettori di tenere sott’occhio questi giovani Kvlt Of Hiob, promettente rivelazione di questo 2012 ormai agli sgoccioli: godetevi quest’ennesimo grido di supplica diretto al male impersona, questa volta ancora più crudo e ritualistico dei precedenti.

Recensione a cura di: The Wolf Caged
Voto: 78/100


Tracklist:

1.The Lords Prayer 04:52
2.Witches Wine 04:29
3.Sacrament 03:56
4.Le Moine 00:44
5.Procession of the Burning Eyes 04:40
6.Ultima Tempestas 02:21
7.Abominations of the Earth 05:12
8.Theos 06:12
9.Conclave Ends 01:35
10.The Beholder (bonus track) 08:13

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