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giovedì 14 giugno 2012

Apolion - "Death Grows Into Sperm"

Full-length, Bylec Tum, 2009


Il Black Metal come sappiamo è un genere sfaccettato sotto tutti i punti di vista; sicuramente non è un genere volto a creare atmosfere serene (tranne qualche rara volta) e a parlare di quanto sia bella e gioiosa la vita, anzi, l'esatto contrario, in praticamente tutte le frange del genere. Certe volte però la questione "ideologica" prevale su quella musicale, e quindi gruppi incapaci si nascondono dietro a questa scusa, dando alle stampe dischi mediocri (spesso quasi cacofonici), poco ispirati o, più semplicemente, inutili.


Tra le varie frange, ce n'è una di cui fanno parte band con l'intento (o la scusa) di voler creare disagio a livello emotivo, però riescono solo a recare solamente danni all'udito, componendo vere e proprie lagne che durano decine e decine di minuti senza giungere effettivamente da nessuna parte. Fortunatamente c'è anche chi riesce nell'intento, evitando nel contempo che l'ascoltatore si eviri (nel caso questo sia di sesso maschile).

Gli Apolion sono uno di questi; one-man band molisana partorita dalla mente di Mickevil (Michele Ricci) che con questo "Death Grows Into Sperm", pubblicato nel 2009, arriva al terzo Full-lenght.

L'opener "Glint of Creation (Part I)" permettere di immergerci da subito in un atmosfera decadente, grazie ad arpeggi tetri e ottimi effetti elettronici, usati con sapienza; invece la seconda parte della canzone è sempre strumentale, ma i toni cambiano decisamente, diventando un pezzo tipicamente Black: si possono iniziare ad apprezzare il riffing e le ritmiche che sono molto ben architettate e varie, nella sua durata di otto minuti abbondanti non c'è mai il rischio di annoiarsi. La terza traccia è anche la title-track, che insieme ad "Inverted King" e "Life's Remains" sono le uniche ad avere il cantato: tutte e tre sono ottime, in particolare mi è piaciuta molto la terza; da queste tre si può capire come Mickevil abbia ben chiaro dove voglia arrivare e soprattutto come arrivarci e, oltre all'aspetto prettamente musicale, leggendo i testi è chiaro come non si tratti di scritti autodistruttivi e di auto-commiserazione, ma di liriche che trattano invece la distruzione dell'umanità, se non della vita in generale (a tal riguardo il titolo dell'LP è molto efficace). In linea di massima io preferisco un altro tipo di testi, ma sicuramente sono meglio quelli di stampo "apocalittico" rispetto a quelli che puntano a farmi deprimere: se qualcosa mi deve per forza indurre a ciò, vorrei che sia la musica, non le parole.

Ritornando al disco, gli altri pezzi come ho detto sono strumentali e ciò giova al lavoro, non perché le vocals siano mal fatte (anzi, sono di ottima fattura), però spesso la musica può evocare sensazioni che in certi momenti la voce può, in un primo momento perlomeno, offuscare rispetto al resto, visto che è facile che l'attenzione venga focalizzata su di essa. Per un po' ho cercato di capire se lo stile di Apolion possa essere affiancato a quello di qualche altro gruppo, e la risposta è sia parzialmente positiva che negativa: il suo stile in certi momenti può essere affiancato a Burzum non tanto per il riffing (che
comunque spesso può essere ricondotto alla scuola norvegese) quanto per il modo di strutturare i brani, riuscendo ad "ipnotizzare" l'ascoltatore facendo passare un bel po' di minuti senza però farlo mai annoiare; un'altra band che mi è venuta più di una volta in mente (non so se a ragione o no) sono i nostrani Frostmoon Eclipse. Ultimo aspetto che è d'obbligo menzionare riguarda la qualità dei suoni, che pur essendo una produzione artigianale è comunque davvero ottima, ogni singolo strumento è ben definito senza che nessuno sovrasti gli altri, l'utilizzo della drum machine poi è davvero intelligente e ben integrato, tanto che non ci si accorge che non ci si trova di fronte ad una batteria reale.

Un disco Black per la maggior parte strumentale è a mio avviso rischioso da rilasciare perché può facilmente diventare noioso; in questo caso però ci troviamo di fronte ad un platter riuscito sotto tutti i punti di vista, e se dovessi menzionarne un punto debole, francamente mi troverei in difficoltà, quindi lo consiglio a tutti coloro che sono appassionati di sonorità decadenti e in certi aspetti Depressive, anche se "Death Grows Into Sperm" con questo genere c'entra ben poco se non solamente per le tematiche (anche qui, solo in parte).

Recensione a cura di: Pravus
Voto: 80/100


Tracklist:

1.Glint of Creation (Part 1) 03:07
2.Glint of Creation (Part 2) 08:13
3.Death Grows into Sperm 06:40
4.Inverted King 06.14
5.Life's Remains 09:05
6.The Epitaph of Illusions (Part 1) 06:42
7.The Epitaph of Illusions (Part 2) 07:40

http://www.myspace.com/apolionhorde