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lunedì 6 febbraio 2012

INTERVISTA: Mystical Fullmoon


Il duro lavoro ripaga sempre gli sforzi effettuati. Oggi su Nocturnal Poisoning vi proponiamo la storia dei nostrani Mystical Fullmoon, dalle loro lontane origini (si parla del 1994) fino all'uscita della loro ultima, titanica fatica "Scoring A Liminal Phase", raccontata dal cantante/bassista Gnosis...


1. Ciao. Per iniziare, volevo ringraziarti di aver accettato di rispondere alle domande di questa intervista. Ormai sono oltre 17 anni che siete nella scena, anche se avete avuto un periodo di fermo duratone quasi 13. Puoi fare il punto della situazione riguardante le fasi più importanti dei Mystical Fullmoon durante tutto questo tempo?

Il gruppo è nato verso la fine del 1994, dopo alcuni cambi di formazione si giunse a registrare il primo Demotape “Through Somber Passages” nel 1997, con la supervisione tecnica di Robert Klister (ex batterista dei Bulldozer). Il Demo vendette bene e ricevette recensioni entusiastiche, tanto da portarci ad un contratto con la scomparsa Alkaid Records (che in quel periodo aveva lanciato anche Theatre Des Vampires e Maldoror) per la quale nel 1998 uscì l’EP “Beyond Somber Passages”, ormai sold out e da molti considerato un pezzo da collezione, sostanziale ristampa del demo rimasterizzato con l’aggiunta di bonus tracks, in tiratura limitata in digipack. A cavallo di 1999 e 2000 registrammo un promo cd con due brani nuovi (poi pubblicati in versione definitiva su “Scoring a Liminal Phase”) per fare il punto della situazione sul nuovo materiale che avevamo per le mani, ma poco dopo entrambi i chitarristi lasciarono il gruppo per motivi personali e da lì iniziò un periodo di forte instabilità. Il gruppo non si sciolse mai, per alcuni periodi lavorammo con session musicians abbastanza affidabili ma non inseriti nel concept del gruppo, e pertanto inadeguati a divenirne dei membri ufficiali – a questo periodo risale il grezzissimo cd “Live in Lu”, pubblicato in proprio dal nostro tastierista e ormai sold out. Fu nel 2002, se non ricordo male, che ritornò fra di noi il chitarrista Hexe, che aveva già collaborato sull’EP “Beyond…” e negli anni successivi aveva avuto esperienze di alto profilo come chitarrista dei Beholder, arrivando a suonare al Gods of Metal nonché all’Agglutination Festival di spalla ai Virgin Steele. Grazie alla sua capacità e professionalità riuscimmo a realizzare una lunga e complessa pre-produzione di tutto il materiale inedito che avevamo da parte, per poi approdare alle registrazioni vere e proprie, durate 9 mesi, presso gli Alpha Omega Studios di Como con la produzione artistica del grande Alex Azzali, già noto per aver lavorato con Ancient, Mortuary Drape, Abgott, Cataract ecc.. Dopo molti ritardi e problemi il disco è finalmente uscito, seppur senza il supporto di alcuna casa discografica, e siamo contenti di notare che sta ottenendo recensioni superlative in tutto il mondo. Fra una cosa e l’altra, abbiamo anche trovato il tempo nel 2007 di effettuare un tour fra Italia e Balcani di supporto ai Dismember, un’esperienza entusiasmante e altamente formativa.

2. C’è stato un netto cambiamento stilistico tra la prima parte della vostra carriera ad oggi. Come è avvenuto? Ci sono state influenze da parte di altri artisti o semplicemente dalle nuove sonorità che stavano nascendo all’inizio del nuovo millennio?

Le influenze ci sono state (ho sempre sospetti verso quegli artisti che rivendicano di non aver subito influenze da nessuno), più che altro non sono provenute da ambienti Metal. Circa dieci anni fa accadde che tutti noi nel gruppo, per un motivo o per un altro, ci allontanammo dall’ambiente Metal per un lungo periodo: semplicemente in quel momento era una scena musicale che non ci stava dando stimoli, mentre trovavamo più interessante approfondire altri generi con cui avevamo meno dimestichezza. La cosa positiva è che questo coinvolse tutti noi alla pari, ognuno secondo i propri gusti ed inclinazioni, senza però toglierci la passione di suonare nei MF e di impegnarci per creare un grande disco. Può sembrare contraddittorio, in realtà è la dimostrazione che per noi questa band non è uno sfogo giovanile legata a mode o gusti passeggeri, ma è il risultato di una maturazione artistica e concettuale che trascende i luoghi comuni, pur restando legata ad un certo ambito che possiamo genericamente identificare come “black metal”, seppur in chiave molto personale e moderna. In tutta onestà, ignoravamo quello che stava succedendo nella scena Metal all’inizio del nuovo millennio, sono sonorità che ho “scoperto” pochi anni fa, quando ormai non erano più nuove. Le nostre giornate passavano ascoltando altri generi, frequentando altri concerti, cercando nuovi stimoli per canalizzare le visioni che avevamo in testa, visioni complesse e maestose che non si accontentavano dei soliti luoghi comuni per essere messe in musica. Da qualche anno, con una diversa cultura musicale e una diversa consapevolezza, siamo tornati ad interessarci a ciò che avviene nella scena metal, che è sempre e comunque il nostro ambiente di riferimento. La dinamica hegeliana di tesi-antitesi-sintesi ha funzionato, e ci ha condotto ad una visione molto più lucida di come approcciare gli strumenti per dare vita alle nostre idee.

3. A proposito delle sonorità nate all’inizio del nuovo millennio: da “pionieri” del genere cosa ne pensate della direzione presa dal Black Metal dei giorni attuali? Ascoltando la vostra ultima fatica, immagino che abbiate apprezzato le innovazioni che sono state introdotte in questo genere musicale negli ultimi 15 anni...

Sicuramente apprezziamo l’evoluzione che il genere ha vissuto attraverso gli ultimi lustri, a mio modesto avviso uno dei cardini dell’immaginario black metal è la sua carica rivoluzionaria e profondamente individualista, che si sposa bene con l’idea di un genere che si evolve, si riaggiorna, con un’idea pura che si incarna di volta in volta con diverse declinazioni stilistiche, superando il teatrino dei cliché che interessano solo ai ragazzini senza spirito critico. Gruppi come Emperor o Darkthrone sono stati imitati in lungo e in largo proprio perché, ciascuno a suo modo, proponevano delle sonorità inedite che si staccavano dalla media delle produzioni coeve, e così facendo hanno lasciato il segno. Credo che il modo più intelligente per portare avanti questa tradizione sia di ragionare con la propria testa e sforzarsi di proporre qualcosa di originale, perché la vera arte è creazione, non imitazione. Non mi interessa se poi ci sarà il solito purista di turno che su qualche forum si lancerà in polemiche filosofiche sul fatto che non siamo “true” perché a suo giudizio il vero Black Metal è un’altra cosa… suono per me stesso in primo luogo, non per soddisfare dei poveri di spirito che si nutrono di luoghi comuni. Sono passati tantissimi anni, la scena musicale con la quale ci confrontiamo è cambiata, sono cambiati i modi di registrare e di promuovere i dischi, è cambiata la visibilità che il Black Metal stesso ha (persino a livello mainstream), è OVVIO che si possano/debbano adottare delle soluzioni diverse, dei lessici diversi, nulla è immutabile e ogni genere musicale deve evolversi se non vuole morire, o ridursi a caricatura di se stesso. Con questo comunque non voglio dire che noi supportiamo solo e soltanto i gruppi dal sound sperimentale, sarebbe un grave pregiudizio: io supporto e rispetto tutti quei gruppi che riescono a dimostrare ispirazione, talento e coraggio nella loro musica. In ambito sperimentale ne ho trovati tanti, in ambito per così dire “old school” ne ho trovati molti di meno, perché purtroppo troppi ragazzi credono che basti suonare due riff fuori tempo per aver composto il nuovo capolavoro del genere; ho sentito prodotti inascoltabili realizzati da persone che non hanno alcuna cognizione di quello che fanno, solo perché sono convinti di poterti abbindolare con la vecchia storia che se una cosa suona male è “true, grim, necro & old school”. Forse allora è meglio essere più obiettivi e meno atteggiati: se una cosa suona male è perché, molto probabilmente, è brutta ed è fatta male. Farsi una cultura musicale, imparare a suonare bene il proprio strumento, acquisire esperienza ed essere modesti, questa è la via per costruire nel tempo un percorso musicale personale e credibile.

4. Quali sono state le band o gli artisti (non solo nella musica, ma in generale) ad aver ispirato i lavori del vostro primo periodo di attività e quali quelli dell’attuale? Come ho già detto nella recensione di “Scoring A Liminal Phase”, ci ho sentito molta psichedelia Floydiana all’interno (soprattutto nella fantastica traccia “Daleth: Journey”)...

L’apporto della tradizione del progressive rock anni 70 è sicuramente importante per il nostro background, penso in effetti ai primi Pink Floyd (soprattutto i lavori con Syd Barrett), ai King Crimson, a Emerson Lake & Palmer, ai Black Widow, per non parlare di gruppi italiani quali Le Orme, PFM, Area, Goblin, Antonius Rex. Un certo gusto psichedelico più morboso l’abbiamo anche recuperato dal filone del doom/drone più oltranzista, penso in primis a Esoteric, Unholy, Skepticism e SunnO))).Agli esordi eravamo soggetti ad influenze piuttosto tradizionali nel genere, quindi citerei Emperor, Immortal, MayheM, Samael, Celtic Frost, Absu, Mortuary Drape, Burzum, Dissection e Ulver, giusto per fare una selezione essenziale. Con il passare del tempo, questi riferimenti sono rimasti intoccati, ma ad essi si sono affiancati molti altri stimoli provenienti da altri generi quali l’industrial (Einsturzende Neubauten, Coil), il post rock (Sigur Ros), il post punk (Joy Division), il noise rock (Sonic Youth) le colonne sonore (Ennio Morricone, Hans Zimmer), giusto per dare degli esempi a campione. Siamo ormai giunti ad una fase in cui ascoltiamo più o meno di tutto, senza limiti e senza pregiudizi, per cui durante la stessa giornata posso passare dal Death Metal dei Necrophagist ad un album jazz di Charles Mingus. Il filone delle influenze extramusicali è altrettanto ricco, a titolo personale penso in primo luogo alla letteratura esoterica/occulta di ambito post Crowleyano, alla cinematografia di David Lynch e Darren Aaronofsky, a vari filoni di arte figurativa d’avanguardia. Per collegare i discorsi, devo precisare che il brano “Daleth: journey” è nato come un esplicito tributo all’immaginario di David Lynch e di Angelo Badalamenti, abbiamo cercato di ricreare le atmosfere oniriche ed inquietanti della Loggia Nera di Twin Peaks utilizzando una ritmica jazz e un’orchestrazione dissonante, con la linea vocale cantata in reverse (e poi mandata al contrario di nuovo), la stessa soluzione adottata in Twin Peaks per far parlare il nano della Loggia Nera.

5. “Scoring A Liminal Phase” è appunto il frutto che avete raccolto dagli sforzi di tutti questi anni di silenzio, ed esso è un’opera vera e propria, piena zeppa di sorprese come per esempio le guest appearence su alcune tracce di Aphazel (Ancient) e Wildness Perversion (Mortuary Drape). Come sono nate queste collaborazioni?

Sia Aphazel che Wildness Perversion sono nostri amici sin dalla metà degli anni ‘90, hanno sempre dimostrato un supporto sincero verso la nostra attività per cui ci è sembrato naturale invitarli a prendere parte al disco, questo album per noi rappresentava il traguardo di un lungo e faticoso percorso, sapevamo di avere fra le mani del materiale eccellente e volevamo condividere l’orgoglio di realizzare “Scoring…” con persone che ci hanno sempre dimostrato la loro incondizionata stima attraverso anni e anni di sacrifici. Entrambi hanno risposto in modo entusiastico all’idea, e come si può sentire hanno svolto un lavoro egregio; Aphazel all’epoca abitava ad Atene e non ci ha pensato due volte a venire in Italia per lavorare insieme a noi in studio.


6. Un’altra sorpresa è la partecipazione della Bulgarian National Orchestra (condotta dal pianista Ivan Petrov Yanakov) su tre dei pezzi dell’insieme, rendendovi così l’unica band Black Metal italiana ad aver collaborato con un’orchestra. Come mai questa inusuale (ma molto interessante) scelta?

Il merito di questa collaborazione è da imputare al produttore Alex Azzali: avendo colto il senso di grandeur delle orchestrazioni presenti nei nostri brani, e avendo capito che l’ambizione non ci mancava, si prese la briga di attivare i contatti che aveva con Yanakov, suo amico da tempo, per verificare la fattibilità di una collaborazione con la sezione d’archi dell’orchestra perché aveva giustamente capito che essa poteva rappresentare quel quid in più per rendere il nostro disco ancora più maestoso e memorabile. Il tutto fu organizzato senza particolari complicazioni, furono realizzati gli spartiti con il supporto di un arrangiatore in Italia e poi Azzali e il tastierista Arcanus Incubus volarono a Sofia per due giorni di registrazione presso uno dei migliori studi della Bulgaria. E’ stata un’esperienza notevole che speriamo di poter bissare prima o poi in futuro, magari usufruendo anche di altri orchestrali, per esempio una sezione di ottoni che sono strumenti dal suono potente e marziale, strumenti che ultimamente abbiamo spesso inserito nelle nostre nuove composizioni. Hai ragione, a tutti gli effetti siamo stati il primo e per ora l’unico gruppo Black Metal italiano a lavorare con un’orchestra, e la cosa è ancora più impressionante se pensi che il disco è stata una autoproduzione, e che l’orchestra in questione è una delle più prestigiose in tutta Europa per questo tipo di collaborazioni commerciali. 

7. Le curiosità non si fermano solo alla musica: l’artwork del libretto è stato disegnato da Ministry Of The Sign (prima conosciuta come Neon Trinity Kill), un’agenzia grafica che ha collaborato anche con Deathstars, Novembre, Aborym e Dope Stars Inc. per citarne alcuni. Che cosa rappresentano esattamente le raffigurazioni al suo interno? Avete lasciato mano libera agli artisti oppure avete suggerito personalmente i soggetti da disegnare?

Mi fa piacere che una domanda tocchi esplicitamente questo argomento: per noi la veste grafica del disco è importante, è un tutt’uno con il concept della musica secondo il principio wagneriano di Gesamtkunstwerk. Il nostro approccio non è quello di comporre un tot di brani a casaccio e poi pubblicarli con un titolo accattivante, ma di sviluppare un discorso artistico a 360° che trovi una coerente espressione in ogni dettaglio delle nostre produzioni. Solo in questo modo il disco come oggetto fisico può guadagnare una nuova dignità, una nuova pregnanza artistica che gli mp3 non potranno mai avere; posto di avere a che fare con ascoltatori intelligenti e curiosi, questo è senz’altro un buon modo per rivendicare l’identità della vera musica, cioè come opera d’arte e non come entertainment superficiale prodotto in modo massificato. E le opere d’arte da che mondo e mondo devono essere esperite direttamente, nel modo più vicino possibile alla visione originaria dell’artista. Chi si è preso il disturbo di comprare il nostro disco è rimasto colpito dall’artwork suntuoso e visionario, che ha a sua volta aggiunto delle ulteriori sfumature interpretative alla musica stessa; chi ha scaricato illegalmente gli mp3, oltre ad avere ascoltato dei files a bassa risoluzione (che NON sono ciò che noi abbiamo elaborato in studio) ha anche perso in toto gli elementi esegetici dell’artwork, la cui
importanza non è affatto secondaria. Ad ognuno la sua scelta, se vedere la musica come delle canzonette da ascoltare sul tram, o come un opus artistico da interiorizzare con pazienza e cognizione di causa. In questo progetto è stato molto prezioso il supporto di Ministry Of The Sign, che ha svolto un lavoro magistrale elaborando una serie di spunti da noi forniti a monte: la commistione fra elementi astronomici, astrologici e biologici, le stelle e la carne, il macrocosmo e il microcosmo, l’unione degli opposti che è anche alla radice del nostro stile eclettico. Il colore rosso come riferimento al sangue, al fuoco, ma anche alla fase alchemica della rubedo. Le fasi lunari, attinenti al nostro monicker così come al titolo del disco. Tutto questo è finito sulla copertina, con un risultato eccezionale. Per quanto riguarda l’immagine presente sul poster interno, essa è stata interamente frutto della fantasia del grafico, che senza nostre indicazioni ci ha sorpresi con la visione di questa figura fluttuante nello spazio, visione che non esiterei a definire onirica ed iniziatica. Ci ha colpito così tanto che l’abbiamo anche riportata su due elementi scenografici, alti due metri, che utilizziamo per i nostri live. In questo
caso, l’esegesi del mood del disco è provenuta direttamente dalla visionarietà del grafico, donando a noi un nuovo elemento di interpretazione e di identificazione, è un circuito che si chiude.

8. Le lyrics invece hanno alcuni titoli in latino e sono cantate prevalentemente in inglese con alcune parti in italiano: le ho lette e devo ammettere che sono molto criptiche e complesse... ci puoi dare qualche spiegazione o preferisci mantenere la forte aura di mistero che emanano?

Lo scopo delle liriche non è prettamente descrittivo, darne una spiegazione didascalica sarebbe snaturarne l’essenza, oltre al fatto che non credo che in molti riuscirebbero comunque a capirne il senso ultimo. Tutti i testi da me scritti per “Scoring…” sono nati da esperienze di scrittura automatica, sono stati sostanzialmente “ricevuti” attraverso modalità non comuni. Nascono sempre da un sostrato esoterico e occulto, sia teorico che operativo. Ma non mi interessa fare del proselitismo, preferisco suggerire impressioni, vibrazioni, visioni che possano colpire l’ascoltatore in modo inconscio, lasciando che ognuno trovi la propria chiave di lettura.

9. Dedicare tutti questi anni al compimento di un unico lavoro avrà portato enormi soddisfazioni nel vederlo finalmente uscire. Ora che quindi il prodotto è completo, siete totalmente soddisfatti del risultato o c’è qualche particolare che vorreste ulteriormente cambiare? Pensate in definitiva che questi anni siano stati spesi nel miglior modo?

Siamo totalmente soddisfatti del risultato finale e non cambieremmo nulla, contrariamente a quello che potevo ipotizzare in passato. Dico questo non per disfattismo, ma perché siamo dei perfezionisti, siamo estremamente pignoli ed esigenti l’un con l’altro, e quando hai questa mentalità è normale analizzare tutto in modo maniacale e trovare qualcosa che si sarebbe fatto diversamente, con il senno di poi. Eppure, questo non ci è successo con “Scoring…”, per quanto sia un disco complesso percepiamo che ogni cosa è al suo posto e che la nostra visione ha preso vita in modo integrale. Per noi è un’esperienza nuova, ed è stata una piacevole sorpresa. Per cui, a maggior ragione, riteniamo che gli anni passati lontani dalla scena a comporre questi brani e a ricostruire la nostra identità artistica siano stati ben investiti, per noi la qualità è più importante della quantità pertanto è meglio essere tornati adesso con un album come questo, nato da anni di lavoro e di passione, piuttosto che aver pubblicato 3-4 dischi interlocutori pur di mantenere il nome in circolo ma senza avere nulla di incisivo da comunicare.


10. Nonostante abbiate messo insieme così tante idee per realizzare questo vostro ultimo disco, ne avete già pronta qualcun’altra per il suo successore? Se si, puoi darci qualche anticipazione?

In effetti da tempo stiamo lavorando a nuovi pezzi, posso anzi dire che la tracklist per il prossimo Full-lenght album sia quasi completa; inizieremo a registrarlo nei prossimi mesi, e possiamo ipotizzare una data di pubblicazione fra fine 2012 e inizio 2013 – questo come proiezione di massima, ovviamente l’organizzazione finale della cosa dipenderà anche dalla presenza (o meno) del supporto di una label, stavolta gradiremmo non essere costretti a fare tutto da soli.
Siamo molto soddisfatti dei nuovi brani, sono molto tecnici e d’impatto, il songwriting è più elaborato ma al tempo stesso più scorrevole. C’è una chiara derivazione da “Scoring…” ma al tempo stesso ci siamo impegnati per non ripetere le stesse soluzioni, il prossimo album avrà un’identità più progressiva e meno avantgarde, la produzione sarà più d’impatto (complice anche l’accordatura ribassata) e più violenta, con arrangiamenti orchestrali più ricercati, ritmiche più complesse e una maggiore ricerca sui suoni, il tutto sempre condotto dal nostro spirito sperimentale.
Contemporaneamente a questo lavoro, pubblicheremo anche un EP in tiratura limitatissima (100 o 150 pezzi) numerata a mano: questo disco conterrà vecchi pezzi completamente riarrangiati e riregistrati, nonché una nuova versione della nostra cover di “Tregenda” dei Mortuary Drape (già contenuta sulla tribute tape uscita qualche mese fa), e sarà distribuito in omaggio alle prime persone che acquisteranno il prossimo Full, un riconoscimento a chi ci ha sempre supportato.

11. Grazie ancora di averci dedicato questo tempo. Concludi pure l’intervista come meglio credi.

Grazie a te per questa interessante intervista, per chi volesse restare in contatto con il nostro mondo consiglio di connettersi a facebook.com/mysticalfullmoon o myspace.com/mysticalfullmoon per notizie e updates.
Hail wisdom!

Intervista a cura di: The Wolf Caged

http://www.myspace.com/mysticalfullmoon
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