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venerdì 24 febbraio 2012

Falloch - "Where Distant Spirits Remain"

Full-lenght, Candlelight Records, 2011


La musica nasce, conosce una vita e muore, esattamente come un'entità biologica. Ma capita che all'interno dei generi più vitali le cose cambino, le note si fondano, come accade per le mutazioni casuali nell'ambito dell'evoluzione. E così il Black Metal - a mio avviso il genere estremo più poliedrico e oggetto di potenziale ermeneutica - ha conosciuto e conosce decine di filoni, idee, evoluzioni differenti.


Queste poche parole mi servono ad introdurre questo piccolo gioiello firmato Falloch, duo scozzese formatosi nel 2010 e arrivato alla pubblicazione di "Where Distant Spirits Remain" l'anno scorso. Definirlo Black Metal sarebbe senz'altro azzardato; si tratta di uno di quei dischi in cui diverse influenze (fortissima quella della Scozia) cooperano a creare qualcosa che esce dagli schemi e ci si presenta - semplicemente - come Musica. Se mi sento in diritto di recensirlo qui, è semplicemente perché - pur mancando quasi totalmente lo scream e altre componenti essenziali - l'aura Black è forte, e i pezzi "Folk" sono totalmente ammissibili (si pensi ai Drudkh, o ai Negura Bunget). Ma ora bando alle ciance, vediamo da vicino queste sette tracce. Fondamentalmente, esse si differenziano molto le une dalle altre, impedendoci di provare quel senso di "già sentito" che spesso condisce i dischi Black. Si parte da pezzi ben strutturati come "We are gathering Dust", pezzi più tirati come la bellissima "Beyond embers and the Earth" (non si pensi però a qualcosa di vagamente simile alla scuola Scandinava, siamo lontani anni luce), passando attraverso chicche di poeticità come "The carrying light". Per non parlare delle tracce strumentali, che potrebbero benissimo sostituire la colonna sonora de "Il Signore degli Anelli". Una musica di paesaggio, di memorie, che non cela tristezza ma nostalgie dolci, una musica con cui riflettere, passeggiando d'Inverno tra gli alberi spogli, tra i loro rami nudi scagliati al cielo. A condire tutto ciò, ci pensa un reparto ritmico semplice ma ben curato (sentirete spesso basso e grancassa sincronizzati in alcuni passaggi, particolarità che, personalmente, adoro), una voce pulita che non cerca di fare più di ciò che gli spetta, con piacevoli melodie a cappella, strumenti scelti bene (pianoforti, flauti, tamburi e così via).

Traendo le conclusioni, ammetto che i Falloch hanno fatto centro nei miei gusti; conoscendomi, questo disco resterà nel mio lettore per mesi. Ma mi rendo conto che a molti potrà risultare noioso: a volte manca una bella "tirata", che darebbe sfogo ai - pochi - punti morti all'interno delle canzoni, la voce sporca, quasi assente, è fastidiosa per chi è abituato a un bello scream pieno; al primo ascolto, mi è sembrato un urlo grezzo, poco conforme alla cura con cui quasi tutto è stato pensato in questo "Where Distant Spirits Remain", che, al di là di queste poche pecche, è davvero un buon album, che mi sento però in dovere si sconsigliare a chi, da questo meraviglioso ed eclettico genere che è il Black Metal, cerca la rabbia, la violenza, l'oscurità: in questo caso, ci si volga alla cara, vecchia Scandinavia.

Recensione a cura di: TeoDew
Voto: 75/100


Tracklist:

1.We are Gathering Dust 08:49
2.Beyond Embers and the Earth 08:13
3.Horizons 03:48
4.Where we Believe 10:23
5.The carrying Light 06:08
6.To walk amongst the Dead 10:32
7.Solace 03:27

http://www.myspace.com/falloch