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giovedì 24 novembre 2011

Unpure – "World Collapse"

Full-lenght, Agonia Records, 2004


Ogni tanto mi fermo a riflettere su come spesso e volentieri, nonostante molti sostengano il contrario, il nostro amato Metal sia ciclicamente soggetto a mode e leggi di mercato. Per esempio La scandinavia deglianni '90 tende ad essere ricordata per tutta quell'ondata di band clone/fotocopia che nacquero in seguito alle vicende che portarono alla ribalta il Black Metal all'inizio di quel decennio. Ora, la maggior parte di questi gruppi è saltata sul carrozzone quando i "primemovers" della scena avevano già tirato fuori gli album fondamentali, quindi non ci fù che da seguire le coordinate tracciate da altri.


In questo processo di transazione tuttavia andarono perduti quelli che (per quanto riguarda la modestissima opinione del sottoscritto) erano i veri punti cardinali che portarono, per esempio, i Mayhem a comporre un album come "Deathcrush", tanto per fare un nome. Quali sono questi punti cardine? Beh, Sodom, Bathory, Venom e Celtic Frost, tanto percominciare. Si, ce ne sarebbero anche altri, ma non sono qui a raccontare la storia del Black Metal, perciò fateveli bastare. Quindi torniamo al succo della recensione, ovvero agli Unpure, combo formato nel 1991 in terra svedese, che costruì le fondamenta del proprio songwriting su una base Black Metal, ma nel corso degli anni hanno imbastardito il sound con pizzichi di Sodom e spruzzate di Bathory. Tutto questo per introdurci alla chiave di comprensione per "World Collapse", Full del 2004, e ad oggi ultima fatica degli Unpure.


Questo lavoro è un ottimo esempio di come dovrebbe suonare un album Black/Thrash, ovvero grezzo, semplice e senza tante cazzate. Come ho detto le influenze maggiori, per un ascoltatore dall'orecchio allenato, sono i primi Bathory (ascoltate per esempio "Rapist"), ma ci si trovano anche sferzate punkeggianti (tipo "Black War") che ricordano i Sodom dei bei tempi; aggiungete alla bilancia che qui e là si trovano alcuni pattern e certi assoli che sembrano stati ereditati dalla "NWOBHM" (come in "Sabbath"): addirittura trovate un lungo brano che pesca a piene mani dall'Epic Metal ("Mark of The Beast"), e tutto questo prima che i Darkthrone se ne uscissero con "The Cult Is Alive", lanciando il trend dell'old school che tanto tira negli ultimi anni.

In sostanza, se apprezzate il songwriting semplice e lineare, se il vostro disco preferito di sempre è "The Return..." dei Bathory, se vi piacciono le vocals graffianti, se siete fan del Black Metal old school, quello oscuro, bastardo e nichilista, cercate di procurarvi questo album, sono sicuro che per l'oretta scarsa di durata del disco vi divertirete come quando scoprivate i primi porno, da ragazzini. Altrimenti, se quello di cui sto parlando non vi tocca "le corde del cuore", togliete pure una ventina di punti al voto finale.

Recensione a cura di: Necromancer
Voto: 88/100


Tracklist:

1.Never in Gold 03:43
2.Stolen Sun 04:31
3.Rapist 02:46
4.Sawnsong of the Ancient Stream 01:31
5.Quest for Hell 03:58
6.A World Below 05:22
7.Stormattack 04:45
8.Mark of the Beast 09:34
9.Sabbath 02:38
10.Black War 01:39
11.Risen and Bound 04:43

http://www.myspace.com/365909250