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lunedì 21 novembre 2011

Diocletian – "War of All Against All"

Full-lenght, Invictus Prod, 2010

Allora, comincio subito col dirvi che i Diocletian fanno parte di quella schiera di band, uscite per lo più nell'ultimo decennio, lanciatesi sul binario del cosiddetto "War Black Metal". Quindi si, caproni, guerra nucleare, chaos, e un atmosfera "destrorsa" che aleggia su tutto il resto.


Bene, considerando che il genere di per se ha ben pochi sbocchi creativi e praticamente si annulla da solo, c'è da dire che i Diocletian, sebbene all'inizio sembrassero l'ennesimo clone di Conqueror e Revenge, son riusciti a ricrearsi uno stile proprio e personale. Già dal precedente Full "Doom Cult" si poteva intuire che qualcosa si stava smuovendo e con l'uscita di questo secondo lavoro ci sono le conferme. Ma prima, due brevi cenni storici: la band si forma nel 2004 ad Auckland, in Nuova Zelanda e il monicker è ispirato all'imperatore Diocleziano (244 D.C. - 311 D.C.), resosi famoso fra le altre cose per le feroci persecuzioni contro i Cristiani.

Ma torniamo all'album. Tanto per cominciare, basterebbe la prima traccia "Black Dominion" per rendersi conto delle novità: dopo un breve intro con suoni di battaglia, il pezzo parte con un riff lento e pesante che sembra strappato da un platter dei Bolt Thrower, per poi lasciarsi andare con un riff malato e con il tipico chaos caro al genere. Comunque in sostanza le parti caotiche sono diminuite rispetto al precedente lavoro, sostituite da parti rallentate che contribuiscono a renderel'atmosfera più ammorbante. Con questo non voglio assolutamente direche il disco sia moscio o che si siano ammosciati loro. Anzi. Vi garantisco che non mancano affatto i pezzi sparati a mille, tipo "All Against All", "Kingdom of Rats" o la velocissima "Blood Aeon". Alla fine dei primi tre quarti d'ora vi troverete i padiglioni auricolari incandescenti e vi fischieranno le orecchie. A concludere troviamo un lungo brano di sedici minuti, "Fortress of the Unconquerable", dall'incedere lento e marziale, dove le vocals, che purtroppo lungo tutto il lavoro tendono a venire soverchiate dal marasma degli altri strumenti, si fanno più decise e proclamano l'estinzione della razza umana. Verso la metà di questo pezzo il tutto sfocia in una sorta di suono ipnotico e stonato, pilotato da ciò che potrebbe essere un flauto distorto che corrode il cervello e vi trasporta mentalmente in un campo di battaglia desolato e fumante dove la Morte è imperatrice vittoriosa. Il disco si chiude in dissolvenza su questa nota stonata, accompagnata da tuoni in lontananza e lo scroscio della pioggia.

Menzione d'onore anche per il layout capeggiato dalla copertina dipinta dall'artista nostrano Paolo Girardi, portato alla ribalta grazie alle copertine dei Blasphemophagher. Un genio del male, e sicuramente una mente malata: per fortuna una validissima alternativa alle troppo inflazionate cover di Chris Moyen. Per quanto riguarda il resto, quello che dovevo dire l'ho detto, ora sta a voi.

Recensione a cura di: Necromancer
Voto: 91/100


Tracklist:

1.Black Dominion 04:00
2.Desolate Earth 01:13
3.All Against All 02:58
4.Might is Right 04:31
5.Kingdom of Rats 03:52
6.Death Tyrant 04:41
7.Nuclear Vomited 03:02
8.Blood Aeon 01:16
9.Infernos 03:12
10.Fortress of the Unconquerable 16:13

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